PROGETTO NAZIONI UNITE
Salve Emanuela, ci può spiegare cos’è il progetto delle Nazioni Unite
a cui ha partecipato e com'è strutturato?
«In Italia il progetto si chiama Imuna
oppure Ambasciatore del futuro, mentre a livello internazionale è conosciuto
come NHSMUN (National High School Model United Nations). Ci sono diverse fasi:
lo step uno è iscriversi al progetto. Questo ti dà la possibilità di
frequentare 36 ore di lezioni online con professori italiani e inglesi.
Dopodiché la maggior parte del lavoro si svolge in Italia: a coppie, i
partecipanti si preparano per l’evento a New York facendo ricerche e scrivendo
i documenti in inglese sull’argomento di cui parleranno. Una volta a New York,
ci hanno divisi in commissioni diverse. Quindi ci siamo trovati insieme a
ragazzi provenienti da tutto il mondo».
Fra i diversi argomenti, lei di cosa si è occupata?
«Io mi sono interessata della privacy
negli spazi digitali e dei rifugiati climatici».
Come si è trovata durante questa esperienza? È stata all’altezza delle
sue aspettative?
«No, ma in realtà non so cosa mi
aspettassi (ride). Comunque è stato molto bello e mi sono trovata molto bene.
Ho incontrato tantissime persone e ho avuto la possibilità di parlare anche con
ragazzi stranieri. Le camere erano suddivise in base alla nazionalità, per cui
non ho avuto tante occasioni per conversare con i membri delle altre
commissioni. Sono partita da sola e conoscere nuove persone è stato naturale.
Esplorare la città e creare dei legami duraturi è stata una delle parti
migliori del viaggio».
C’è stato un momento che le è piaciuto di più?
«La cosa più iconica, che in realtà si
può trovare anche sui giornali online o su Tik Tok, è stato il flashmob
organizzato dall'agenzia con cui siamo partiti. Avevano deciso di trasmettere a
Times Square tantissime canzoni italiane. Ci siamo trovati a ballare e cantare
a squarciagola in una delle piazze più famose del mondo. Cesare Cremonini ci ha
anche repostato su Instagram mentre intonavamo “La nuova stella di Broadway”».
Perché ha deciso di partire?
«Sono partita perché volevo fare
un'esperienza nuova e principalmente perché mi sto interessando sempre di più
alla politica internazionale, quindi i temi che trattavano mi piacevano molto.
Volevo anche migliorare il mio inglese e interagire con altre persone su
argomenti che non sono comuni tra i giovani».
A chi consiglierebbe quest’esperienza?
«La consiglio a chi vuole fare
un'esperienza all'estero, conoscere nuove persone ed esplorare New York. Penso
sia utile anche a chi è interessato a seguire una carriera politica o sociale».
Cosa ha imparato? Ma soprattutto, continuerebbe la strada della
politica?
«Cosa ho imparato… beh, ho imparato ad
adattarmi, a non essere timida e a non avere paura di buttarmi in un discorso
in inglese con persone americane. Non so sinceramente se continuerò su questa
strada, ma è stata sicuramente un' esperienza meravigliosa».
Elena Bianchini
Etichette: Viaggi d'istruzione
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